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Gian Luigi Tosato discute la Brexit

Il Cavaliere del Lavoro prof. Gian Luigi Tosato, oggi docente di Diritto dell’Unione Europea alla LUISS, ha affrontato il cosiddetto “Brexit Affair”, ovvero la delicata questione della possibile uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, a seguito del referendum che si terrà nel prossimo mese di giugno. Tale ipotesi si delinea in un contesto critico, su cui già gravano crisi economica, immigrazione e terrorismo.

Già dal 2013, in campagna elettorale, l’attuale Primo Ministro Cameron aveva dichiarato di voler negoziare un accordo con lo scopo di far valere le richieste britanniche nei confronti dell’UE. Dal punto di vista strutturale si tratta di un accordo internazionale interpretativo del diritto esistente, poiché non si è seguita la procedura usuale di modifica dei trattati.

Il prof. Tosato ha sottolineato i temi centrali del dibattito relativo alle condizioni particolaristiche dell’accordo concesse al Regno Unito, come ad esempio la concessione di un emergency brake (facoltà di rallentare in modo significativo delibere economiche che possano influire unilateralmente sul Mercato Unico), l’opting-out (possibilità di tenersi fuori da sviluppi eccessivamente limitanti), la red card ( il 56% dei 28 parlamenti nazionali possono richiedere una revisione dei provvedimenti da parte del Consiglio) e la possibilità di porre limiti al godimento di misure di welfare.

In vista del referendum del 23 Giugno, The Remain Campaign tende ad evidenziare gli svantaggi che un’eventuale uscita dall’UE porterebbe, principalmente le limitazioni economiche derivanti dalla non adesione al mercato unico e l’impossibilità di contribuire ad orientare la legislazione economica europea. D’altro canto, i Brexiteers si focalizzano sulla prospettiva di maggior controllo sui confini, sulle leggi e sul venir meno di obblighi tributari nei confronti di Bruxelles, tutti aspetti concernenti il concetto più ampio di Sovranità.

Da ciò si prospettano dunque due scenari: nel caso in cui il Regno Unito rimanesse nell’UE, poco cambierebbe, si applicherebbe l’accordo sottolineando ancora una volta il particolarismo britannico. In caso contrario, l’uscita dall’UE potrebbe causare un pregiudizio economico (soprattutto nel lungo periodo) per il Regno Unito, ma creerebbe anche il precedente di un Membro che abbandona l’Unione, con il conseguente rischio di un effetto domino.