Tra i molti incontri di questo anno accademico, quello di giovedì sera, che ha concluso il ciclo, era uno dei più attesi. È venuto in collegio, infatti, Enrico Brizzi, autore, nel 1994, di uno dei libri più amati dai giovani lettori, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, un romanzo che sarà poi tradotto in ventisette lingue, diventando uno dei maggiori “casi” della letteratura italiana del Novecento. Allora lo scrittore bolognese aveva solo vent’anni, un vero “ragazzo prodigio” delle nostre lettere. Negli anni successivi ha scritto numerosi altri libri, fino all’ultimo della serie, L’inattesa piega degli eventi, appena uscito da Baldini Castoldi Dalai.
Brizzi ha parlato agli studenti del Collegio del nuovo libro – una storia “fantapolitica” basata sull’ipotesi di una prosecuzione della dittatura fascista fino al 1960 –, ma anche della singolare esperienza che sta vivendo in questi giorni: un “pellegrinaggio laico”, a piedi e poi, per un tratto, in barca, da Roma a Gerusalemme. Partito da Roma alcune settimane fa, ora è arrivato a Brindisi, da dove ripartirà via mare all’inizio di giugno. Quindi la sua presenza in Collegio è stata una piccola e piacevole interruzione del viaggio. Qualcosa di simile ha fatto, negli ultimi anni, camminando, per circa trenta chilometri al giorno, prima dall’Argentario al Conero e poi da Canterbury a Roma. Quanto al camminare, Brizzi ha spiegato che si tratta per lui di un modo di “ricaricare le pile” dopo i mesi dedicati alla scrittura: “Scrivere è un’attività in qualche modo artificiale. Quando esce un mio libro, e quindi quel lavoro è finito, sento il bisogno di fare qualcosa di diverso, di fisico, che mi rimetta a contatto con la natura. Il tempo del cammino è un tempo in cui recuperi la possibilità di interrogarti sulle cose essenziali della vita, quelle questioni fondamentali che la routine quotidiana e lavorativa normalmente rischia di mettere in secondo piano, sebbene siano le cose di gran lunga più importanti delle altre”.
Ha poi spiegato il senso del suo ultimo romanzo: “Sono nipote di un nonno comunista e di un altro fascista, e quindi sono partito dai loro ricordi, dai loro racconti, da cose sentite in famiglia, per ricostruire quell’epoca in maniera diversa rispetto ai libri di storia, con una libertà a cui il romanziere ha, per suo statuto, diritto. L’ho fatto anche documentandomi sui saggi storici, sui giornali e sulle riviste dell’epoca, sulla società del tempo”.
Al termine dell’incontro, i ragazzi hanno avvicinato Brizzi per chiedergli di autografare alcune copie dei suoi libri. Qualcuno, che scrive o che magari ha qualche racconto nel cassetto, gli ha chiesto qualche consiglio sul mestiere di scrittore. La presenza di Brizzi in Collegio si è conclusa con la tradizionale firma del libro degli ospiti. Su cui ora, a impreziosirlo, abbiamo anche il papà di Jack Frusciante.