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“Lo straniero nella Bibbia”: incontro con il dott. Massimiliano Signifredi e la Comunità di Sant’Egidio.

Il dott. Massimiliano Signifredi analizza insieme ad un gruppo di studenti del Collegio la figura dello straniero nella tradizione ebraica e nel Nuovo Testamento.

L’ultimo incontro dell’Anno Accademico 2009/2010 al Collegio Lamaro-Pozzani vede ancora la partecipazione della Comunità di Sant’Egidio: il dott. Massimiliano Signifredi, Ricercatore in Storia del Cristianesimo all’Università di Roma Tre, accompagnato da Annarita Pescetelli, illustra l’evoluzione del concetto di accoglienza allo straniero dall’Antico Testamento alla Chiesa.

Lo studio delle Scritture rivela in modo inequivocabile la centralità della figura dello straniero (πάροικος) in tutta la Bibbia ed il dovere dell’accoglienza e dell’ospitalità: questo però assume connotazioni diverse nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Modello di accoglienza per il pio ebreo è Abramo, che alle Querce di Mamre (Gen 18,1-16) si affretta a premurarsi per tre viandanti sconosciuti accorsi presso la sua tenda. Dio è presente nei tre stranieri (come rivelato all’inizio del testo) e ricompensa lo zelo di Abramo con il dono del figlio Isacco. In continuità con l’episodio di Mamre, l’Antico Testamento presenta un corpus di norme che sottolineano il dovere dell’israelita dell’ospitalità verso il forestiero quale memoriale della stessa stranierità di Israele in Egitto. Il concetto teologico di accoglienza allo straniero come accoglienza di Dio sottointeso nell’episodio di Mamre viene poi sviluppato nel Nuovo Testamento: il brano del vangelo sul giudizio universale (Mt 25,34-36) pone l’accoglienza del forestiero tra le sei opere fondamentali dell’amore, che costituiscono il tratto distintivo del vero discepolo e le condizioni decisive per la giustificazione escatologica. Il forestiero è poi metafora vivente del cristiano, che “non è del mondo” ma “vive da straniero su questa Terra” perché “cittadino del cielo”: lo straniero si eleva dunque al rango di categoria teologica, memoria viva della stessa connotazione esistenziale del discepolo di Cristo.