L’economista Annalisa Rosselli apre il ciclo di incontri relativi al ruolo della donna nella società e nelle istituzioni.
Malgrado a partire dagli anni ‘70 abbia avuto luogo un’evoluzione che ha consentito alla donna di imporsi sia dal punto di vista sociale che lavorativo, non è ancora possibile affermare di essere in presenza di una sostanziale parità di condizione rispetto al genere maschile.
In particolare, l’Italia rimane a livello europeo agli ultimi posti per quanto riguarda i tassi di occupazione e attività. E ciò in contrasto con lo stato dell’istruzione femminile: attualmente sono infatti le donne a conseguire titoli di studio più elevati rispetto ai coetanei uomini.
Le cause di questa situazione – ha sottolineato la Professoressa Rosselli – non sono legate all’assenza di talento e tanto meno al desiderio di dedicarsi interamente alla famiglia, tanto è vero che l’Italia ha anche un tasso di natalità bassissimo. Essa dipende da meccanismi complessi, non escluso forse quello della cooptazione, sulla cui base si tende a ricercare elementi simili a se stessi e può così capitare che l’uomo sia propenso a circondarsi di altri uomini. I gravi danni che tutto ciò comporta per l’intero paese sono evidenti: alla rinuncia ad innumerevoli talenti bisogna aggiungere la staticità e la perdita di efficienza nella sfera del lavoro.
Per fronteggiare questo preoccupante quadro (peggiorato sensibilmente dall’assenza di reazioni), la professoressa Rosselli non ha escluso l’introduzione, seppur temporanea, delle cosiddette “quote rosa”.