Normal
0
14
false
false
false
MicrosoftInternetExplorer4
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
Lunedì 11 aprile gli studenti del Collegio hanno incontrato la professoressa Carla Andreani, fisico sperimentale e docente di Fisica della Materia presso l’Università degli Studi Roma “Tor Vergata”.
La serata è stata dedicata all’utilizzazione dei neutroni per ricerche nell’ambito dei beni culturali, che vedono oggi protagonisti molti italiani in strutture complesse come la sorgente impulsata di neutroni ISIS del Rutherford Appleton Laboratory, non lontano da Oxford. I neutroni – ha spiegato la professoressa Andreani – sono “potenti occhi artificiali” simili a quelli di Superman, che riescono a vedere dentro le cose con un potere di penetrazione di decine di centimetri, permettendo di indagare in dettaglio le proprietà dei materiali di cui è costituito un artefatto, di approfondirne la conoscenza, di intervenire per la sua conservazione, il restauro e magari riportarlo all’antico splendore.
I neutroni sono particelle che insieme ai protoni costituiscono il nucleo atomico; furono impiegati da Fermi come proiettili per bombardare e rompere i nuclei di uranio, aprendo la strada all’applicazione della fissione nucleare.
A partire dall’inizio degli anni Cinquanta i neutroni sono stati sistematicamente utilizzati come una sonda per l’indagine delle proprietà dei materiali. La tecnica consiste nell’inviare fasci di neutroni sul campione che si desidera esaminare e misurare la variazione di alcune proprietà del fascio conseguente all’interazione con il materiale.