Nella scia del vivace dibattito suscitato dalla miniserie televisiva “Gli anni spezzati”, recentemente trasmessa da Rai1, il nostro Collegio ha ospitato lo sceneggiatore e regista Graziano Diana.
L’autore ha esordito presentando la trilogia incentrata sugli anni ’70. I primi due capitoli raccontano la storia di personaggi-chiave vittime dell’epoca del terrorismo: Calabresi, Pinelli, Feltrinelli (Il Commissario), Sossi e Coco (Il Giudice). Nel terzo capitolo, il regista ricorre a una diversa concezione del romanzo storico, facendo agire un personaggio immaginario, L’Ingegnere, all’interno di fatti realmente accaduti nella Torino del ’79: le gambizzazioni ad opera di esponenti di Prima Linea, i licenziamenti Fiat, la marcia dei 40mila.
Diana ha preferito l’espressione “Anni spezzati” rispetto a quella celebre degli “Anni di piombo” volendo sottolineare la netta discontinuità rispetto al periodo del boom economico, ma rifiutando una prospettiva di riduttivistica contrapposizione tra epoche felici ed epoche buie. Con questa miniserie, ha cercato di coniugare impegno civile e tensione narrativa, accostando fiction e cinema di genere.
In conclusione, Diana ha esposto il metodo rigoroso con cui nasce una sceneggiatura, soffermandosi sul concetto di “affermazione tematica” (l’idea di fondo sottesa alla narrazione che distingue la commedia dalla tragedia) e sull’”incidente scatenante” che provoca l’”arco di trasformazione del protagonista”, un vero e proprio viaggio interiore che differenzia il protagonista dal mentore, figura immutabile di guida e aiutante.