Nel suo intervento il Presidente ha riflettuto sul concetto di dignità, oggetto del suo ultimo saggio “L’elogio della dignità”, affrontandolo nelle sue varie declinazioni.
La dignità, valore intrinseco e inestimabile di cui tutti gli uomini in quanto tali sono partecipi, è definita come un ponte tra passato, presente e futuro. Essa si ancora a memoria e identità, permettendo di collegare le azioni compiute e gli errori commessi ad una responsabilità presente, che kantianamente si realizza nel trattare l’altro sempre come un fine, mai come un mezzo; la dignità, dunque, è attributo strutturale tanto dell’uomo religioso, quanto di quello laico.
L’Europa è nata nel segno del rispetto della libertà del singolo, memore della storia del Novecento e dei crimini commessi contro l’umanità con le esperienze dei totalitarismi, delle due guerre, della shoah e delle armi di distruzione di massa. In questo solco si inserisce la Costituzione italiana, che “pone la dignità come indice di concretezza dell’eguaglianza” nel rispetto del pluralismo e del personalismo, esigenza affermata anche da altre carte nazionali e sovranazionali.
Il Presidente ha poi sottolineato come la dignità, valore alla base della società civile e politica,
sia costantemente deturpata dalla corruzione: “i dignitari non dignitosi” e la politica strumentalizzata per i propri interessi sono l’emblema italiano dell’oblio della dignità.
Il dibattito con gli studenti ha toccato tematiche per le quali la dignità umana rappresenta un punto ineludibile, quali l’eutanasia, l’ergastolo e i diritti del condannato, il rapporto talvolta contraddittorio con la concezione del merito e i limiti all’azione dello Stato per la tutela del singolo cittadino.