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Il prof. Flick: la cultura della reputazione e della vergogna per vincere la “malattia” della corruzione.

Flick: la cultura della reputazione e della vergogna per vincere la “malattia” della corruzione.

Martedì 20 Ottobre gli studenti del Collegio hanno incontrato il Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick. Ospiti della serata sono stati anche i 25 Alfieri del Lavoro, che saranno premiati al Quirinale il 22 ottobre insieme ai nuovi Cavalieri del Lavoro.

Il professor Flick ha condotto una riflessione sul tema della corruzione: partendo dall’inchiesta di Mani Pulite, ha considerato il cambiamento e le forme assunte dal fenomeno oggi, con riferimento alle vicende di Mafia Capitale e all’infiltrazione della criminalità e, più in generale, del malcostume nei diversi settori del mondo degli affari e dei rapporti con la pubblica amministrazione. In particolare si è soffermato sul concetto di criminalità economica: portando l’esempio del falso in bilancio e dei continui e non sempre coerenti interventi legislativi in questo settore, ha sottolineato la difficoltà delle leggi italiane nel prevenire efficacemente la corruzione.

Con la legge 190 del 2012, tuttavia, si è avviato un percorso di cambiamento.  L’Italia si orienta sulla rotta della trasparenza e di una diversa cultura: anche attraverso le sollecitazioni europee, si è compreso come la corruzione non sia semplicemente un delitto che offende la pubblica amministrazione, ma una minaccia per la concorrenza  e la libertà dei mercati. E da questo punto di vista, il riconoscimento della fattispecie della corruzione “privata” e non solo nei rapporti con pubblici funzionari va considerato un progresso importante. Questa trasformazione, proprio perché la corruzione è una malattia dalle radici profonde – come il Presidente Flick ha sottolineato citando Papa Francesco – ha bisogno per realizzarsi di una “cultura della reputazione, della vergogna e della legalità”. Il lavoro iniziato non deve perdersi nel “sottobosco della burocrazia”, come se il problema fosse semplicemente quello di produrre sempre nuove leggi, controlli adempimenti. Si tratta piuttosto di tornare alla limpida chiarezza dell’articolo 54 della Costituzione, che impone a tutti coloro ai quali sono affidate funzioni pubbliche il preciso dovere di adempierle “con disciplina ed onore”.