Il 21 gennaio è stato ospite del Collegio “Lamaro Pozzani” l’onorevole Gero Grassi, deputato del Partito Democratico e componente di spicco della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro. Tema centrale dell’incontro è stata la presentazione, sintetica ma dettagliata, delle svolte, delle ipotesi e delle ricerche che si sono susseguite nel tempo attorno ad uno degli eventi più cupi e controversi nella storia della Repubblica Italiana: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
Fulcro dell’impegno dell’on. Grassi è la ricerca insaziabile di una verità che sappia trasmettere il senso della continuità della memoria storica, unico vero fondamento di una realtà democratica.
Dallo sventato “Piano Solo” del 1964 fino alla tragica strage di via Fani del 1978, le dinamiche di quel periodo travagliato della storia d’Italia sembrano dominate da un’ambiguità costante, che rende effimera qualsiasi certezza, rischiando di minare la credibilità dello Stato stesso.
Il ritratto che emerge dell’Italia di quegli anni, passando per imbarazzanti incongruenze e contraddizioni tra gli indizi e le testimonianze dei presunti colpevoli, è quello di un paese dilaniato dall’interno, in cui servizi segreti deviati e logge massoniche, ma anche mafia e cellule terroristiche internazionali, sono soltanto alcuni degli attori di un canovaccio infinitesimamente più complesso di quanto venga proposto dalla cronaca ufficiale.
L’assassinio di Moro appare allora come l’omicidio di un uomo scomodo, che tra continue minacce e difficoltà ha tentato di rendersi artefice di un progetto di solidarietà nazionale che desse al popolo di una democrazia incompiuta la possibilità di scegliere.
Un uomo che ha fatto della sete di giustizia la sua forza e la sua rovina e la cui vita e la cui morte meritano di essere ricordate alla luce di quella verità che sempre ha perseguito in vita e che rappresenta “la più grande arma rivoluzionaria”.