Argomento centrale dell’incontro con Amedeo Feniello, ricercatore medievista che ha lavorato nel corso della sua carriera dapprima in Francia, poi negli Stati Uniti e di recente presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli, è stato il contatto tra il mondo musulmano e la civiltà italiana ed europea tra IX e XI secolo.
Un tema che, anche alla luce dei tragici fatti di Parigi, appare strettamente legato alla volontà di testimoniare l’importanza della contemporaneità della storia e del suo ruolo di magistra vitae.
Molti luoghi comuni influenzano la nostra percezione del mondo musulmano: la nostra prospettiva eurocentrica ci induce a considerarlo un microcosmo arretrato, autoreferenziale e fortemente aggressivo.
In realtà, il mondo islamico è stato tra i più sviluppati e civilizzati della storia e a testimoniarlo vi sono città quali Baghdad e Il Cairo, Granada e Palermo, tra le maggiori e più popolate al mondo nel periodo considerato.
Di non secondaria importanza sono stati in quei secoli i contatti commerciali tra il Califfato e il mondo occidentale e specialmente l’Italia, finalizzati, fra l’altro all’approvvigionamento di schiavi e risorse minerarie.
All’epoca delle invasioni in Europa, in effetti, il progetto delle civiltà musulmane non era in primo luogo quello di conquistare e occupare territori cristiani (idea che ha alimentato i grandi cicli cavallereschi della nostra tradizione letteraria); si trattava piuttosto dello sfruttamento economico e commerciale di un territorio mal governato e disorganizzato, che poteva facilmente apparire come terra di razzie.
Il consueto dibattito con gli studenti ha infine permesso di toccare tematiche di stringente attualità, quali il concetto di tolleranza nella tradizione cristiana e islamica e le attuali interpretazioni estremiste della legge e del testo coranici.