“La dimensione etica nella musica di Beethoven”. Questo il tema dell’incontro di lunedì 14 marzo con la professoressa Claudia Colombati, docente di Filosofia della Musica presso l’Università di Roma “Tor Vergata”.
Nell’analizzare la figura del compositore, è stata sottolineata prima di tutto l’importanza del contesto storico e sociale in cui egli visse, in particolare per il diffondersi degli ideali della Rivoluzione francese. Con Beethoven l’etica entra prepotentemente nella musica: ciò è evidente nell’unica opera da lui composta, il Fidelio, e in modo ancor più chiaro nelle Sonate, nei Concerti e nelle Sinfonie. In questi generi, attraverso il bipartitismo tipico della forma-sonata, vengono rappresentati le alternanze della vita, il passaggio dalla gioia al dolore, il contrasto interiore che caratterizza l’uomo.
La forte percezione di tale dissidio va ricercata non solo nella biografia dell’autore, segnata da un’infanzia difficile, ma anche nelle letture che più lo hanno influenzato, in particolare Shakespeare, Platone e Omero. Va sottolineato, però, che a questo contrasto non consegue un errare continuo, una tensione spasmodica alla ricerca di un assoluto, assimilabile alla Sehnsucht romantica; in Beethoven c’è sempre il desiderio di una realizzazione, a cui si giunge, all’interno del brano, attraverso la sezione chiamata “sviluppo”. L’idea, dunque, si traduce in una elaborazione musicale: per il compositore, infatti, la musica ha nel suo linguaggio autonomo la propria ragion d’essere.
La professoressa ha infine evidenziato la presenza di tali elementi facendo riferimento alle più note Sinfonie dell’autore e proponendo agli studenti un ascolto guidato di alcuni brani.