“Chi nasce oggi farà un lavoro che neanche esiste“. Così Angelo Raffaele Marmo comincia il suo intervento di fronte alla platea degli studenti del Collegio dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” nel corso dell’incontro tenuto lunedì 21 maggio. L’ospite, vicedirettore di “Quotidiano Nazionale” e grande esperto di welfare italiano, scrittore e giornalista, illustra numeri alla mano il mismatch – ovvero l’abbinamento mancato – nel nostro Paese tra due realtà tanto strategiche quanto scollegate e distanti, come l’impresa e la scuola.
Una recente indagine di Confindustria calcola che di qui a cinque anni ci saranno un gap di circa 280mila posti di lavoro tra domanda e offerta di professioni inerenti alla cosiddetta “Industria 4.0″, così come viene definito il complesso fenomeno della digitalizzazione e automazione che sempre più massicciamente sta trasformando il mondo della produzione e dei servizi. Anche l’ultimo rapporto Excelsior – per conto di Unioncamere ed Anpal – evidenzia che, nello stesso periodo, si creeranno circa 1,8 milioni di nuovi posti di lavoro per le professioni specialistiche e tecniche, ma mancheranno sufficienti profili altamente qualificati idonei a ricoprirli. La non corrispondenza fra le competenze richieste e le competenze effettivamente possedute dai giovani che si affacciano sul mondo del lavoro deriva da una cultura che ha sempre spronato i figli a fare meglio dei padri, ma senza fare i conti con l’evoluzione della società e delle tecnologie industriali”. “Oggi c’è bisogno – sottolinea Marmo – di profili tecnico-professionali specifici, tutt’altro che di serie B, come invece sono stati considerati per decenni rispetto agli studi liceali umanistici o scientifici, nella convinzione di dare una marcia in più alle nuove generazioni“.
Inoltre, l’assenza di un efficace orientamento al lavoro e quella separazione dura a morire tra il mondo della scuola e il mondo delle imprese rende a volte i percorsi formativi delle autentiche trappole in grado di condizionare il destino dell’intero Paese in una situazione assai preoccupante anche in vista di previsioni demografiche che rendono praticamente impensabile garantire la sostenibilità del sistema previdenziale attuale in mancanza di nuove energie. Per non dire dell’urgenza di semplificazioni burocratiche che agevolino le iniziative imprenditoriali esistenti e nascenti, senza soffocarle nei cappi di leggi e leggine “inutili, dannose, insopportabili”.
Per questo, Marmo auspica che nell’agenda del prossimo governo vi sia, fra le priorità irrimandabili, un doppio alleggerimento: quello della Pubblica Amministrazione, attraverso un’operazione ragionata di delegificazione; e quello del carico fiscale gravante su imprese e famiglie. “Se chiedete a un imprenditore quale sia l’ostacolo maggiore per la sua attività, dirà quasi certamente la burocrazia prima ancora delle tasse”. Senza queste azioni è difficile poter credere in un’Italia competitiva.