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Da Gerusalemme alle smart cities
Elogio della città? La lezione di Flick

Incontri serali

06.02.2020

di Luca Giammanco

“Elogio della città?” è il titolo, leggermente provocatorio, dell’ultimo libro di Giovanni Maria Flick (pubblicato per i tipi delle Edizioni Paoline) presentato lo scorso 5 Febbraio agli studenti del Collegio Universitario “Lamaro Pozzani”. Il punto di domanda, d’altronde, sta alla base di tutta la serata: il relatore, afferma infatti Flick all’inizio del suo discorso, ha il compito di suscitare nel pubblico diversi interrogativi, a cui solo in seguito l’ascoltatore dovrà trovare una personale risposta.

Il quarto degli “elogi” scritti dal giurista nasce da una coppia di eventi terribili: da un lato, l’incendio della guglia ottocentesca della cattedrale di Notre Dame, evento che ha suscitato l’interesse della comunità internazionale; dall’altro un nuovo incendio, in una baraccopoli italiana, in cui muore un povero immigrato, posto agli estremi della società, ma questa volta la risonanza è pressoché nulla, persino nella cronaca locale. Da questa profonda contraddizione Flick comincia a meditare sul concetto e sul significato della città, elemento di importanza sempre crescente nella nostra società (basti pensare che la popolazione urbana raggiungerà l’80% di quella totale entro il 2050); in questo modo, inoltre, Flick comprende come l’argomento sia il campo di prova perfetto per saggiare l’attualità della nostra Costituzione, a più di settant’anni dalla sua stesura, avvenuta in un momento storico estremamente diverso dal nostro.

Sin dai principi fondamentali, la Costituzione ci dà due modi diversi di vedere l’ambiente urbano: la città è un centro amministrativo che, quasi come un’enorme impresa, deve rispondere a tutti i bisogni del cittadino, gli stessi che probabilmente hanno portato alla fondazione delle prime città; al contempo, però, la città è una formazione sociale dove si esercitano i diritti fondamentali dell’uomo, e dove ognuno ha (o dovrebbe avere) la possibilità di sviluppare la propria individualità e di vivere con la stessa dignità di chiunque altro. Tuttavia, con l’avvento della globalizzazione, le disuguaglianze continuano a crescere, e la dignità che dovrebbe essere garantita a chiunque è concessa ad un numero ristretto di persone: le donne, ad esempio, sono vittime di una società maschilista, nonostante anni ed anni di lotte, e con esse anche migranti ed ebrei, che nonostante tutto continuano ad essere colpiti da un odio infondato. Inoltre, nelle città si continua ad affermare un fenomeno di ghettizzazione dei quartieri più poveri e malfamati, parallelamente ai quali si sviluppano isolate oasi di ricchezza.

La città contiene dunque in sé una profonda contraddizione che, secondo Flick, è espressa in modo ottimale da svariati esempi biblici che culminano in Gerusalemme, luogo sacro e allo stesso tempo emblema della moneta e della corruzione; questa ambivalenza, d’altronde, rappresenta solo una parte delle svariate sfaccettature del concetto poliedrico di città, già inquadrato da Vitruvio quando sosteneva che l’architetto deve essere in parte medico e viceversa, a sottolineare come le vite e la salute degli uomini siano legate a doppio filo con l’ambiente urbano. Uno dei più grandi problemi dell’amministrazione cittadina sta proprio nel concentrarsi ogni volta su solo uno dei molteplici aspetti della città, come ora accade con il turismo mordi e fuggi, che porta di certo profitti immediati alla cittadinanza, ma a lungo andare non fa altro che svilire i centri abitati e la loro cultura.

Il discorso del Presidente Emerito della Corte Costituzionale si conclude con una prospettiva sul futuro delle città, le quali dovranno affrontare un numero sempre crescente di abitanti e una serie di “rigenerazioni” ed evoluzioni, come il progetto delle “smart cities”; queste hanno grandi potenzialità di far rifiorire i centri urbani, ma rischiano al contempo di danneggiarne l’anima, lasciando prevalere l’interesse economico sulla loro funzione sociale. Dobbiamo dunque tenere a mente un obiettivo per gli sviluppi futuri della città: essa deve diventare pienamente un “bene comune” in cui a tutti è garantita la stessa dignità.