È stata la Dott.ssa Marie Luise Reinhard, dottoranda ospite del Collegio Lamaro Pozzani, ad aprire con il suo radioso sorriso il secondo incontro serale del Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani”.
Reinhard, PhD student in materie umanistiche, nutre da anni una grande passione per il canto lirico. Ci ha dunque spiegato come le sia stato possibile trovare un equilibrio tra due poli apparentemente opposti e divergenti: quello accademico e quello musicale.
Il primo l’ha spinta a riflettere su ciò che studia, a mettere costantemente in discussione ogni sua nuova scoperta per poterne realizzare sempre di nuove,e le ha impartito il dono della disciplina e di un rispetto profondo delle regole; il secondo, invece, le ha regalato quella libertà assente nei suoi studi,di cui lei può godere pienamente solo durante il canto.
A suo dire questi due ambiti hanno finito con l’apparire complementari ma allo stesso tempo anche distanti: il rigore dell’esperienza accademica le è risultato necessario anche negli esercizi canori ma il continuo ragionamento e la messa in discussione che caratterizzano quest’ultima sono nocivi al canto, che invece richiede, per essere armonioso, una totale assenza di pensieri. L’approccio adottato nella lirica ha avuto un grande impatto anche nel suo modo di affrontare gli studi: ha imparato, infatti, ad accostarsi a questi senza ansie e con una minor preoccupazione del rispetto delle loro regole stringenti.
Il canto richiede, a tal proposito, una preparazione non solo tecnica ma anche mentale: si può cantare bene solamente quando la libertà domina sulla paura e sull’ossessione del controllo e del perfezionismo. Sono sempre più apprezzate dal pubblico esibizioni che possano anche non apparire impeccabili nella tecnica ma che siano in grado di far trasparire le emozioni e l’amore che chi sta cantando nutre verso ciò che sta interpretando.
“Qui, in collegio, siamo come una famiglia”: a partire da queste parole, la Dott.ssa Reinhard ha arricchito l’incontro con confessioni e riflessioni sul suo presente e sul suo passato. Ha confidato ai collegiali di aver trascorso momenti bui, causati da diverse ansie, che le impedivano di progredire nello studio, nel canto e nella vita: è proprio in queste situazioni, però, che ha avuto modo di meditare sulla sua persona, cercando di far dialogare la versione ideale di se stessa, a cui aspira, con la sé bambina, ricca di sogni ed ambizioni. Poter scoprire le debolezze e le fragilità che si celano dietro il suo carattere solare ci ha confermato che ogni persona, nonostante l’apparenza, è costellata di dubbi e difficoltà che bisogna saper accettare e affrontare: “Io adoro le montagna russe e la vita è proprio come queste: non seguono mai un percorso lineare, non sai cosa affronterai ma sai che, alla fine, arriverai in sicurezza” dice Reinhard, con fierezza e senza timore.
Ciò che l’ha aiutata quando il suo percorso si è fatto ripida salita è stata proprio la sua voce e la musica: mentre per Platone “la filosofia è la musica più grande” per Reinhard, al contrario, è stata la musica ad essere la più importante filosofia di vita. Il canto, infatti, esprimendo sempre la verità, richiede un processo di autoanalisi e di penetrazione degli abissi più profondi della nostra anima, che mira al raggiungimento di uno stato di pace con se stessi: questo è un percorso che ciascuna delle nostre passioni, anche differenti dalla musica, dovrebbe spingerci ad intraprendere e a compiere.
Ognuno di noi, una volta riconosciuti i propri talenti, dovrebbe considerare questi ultimi come doni – come sono stati l’acquisizione di diverse lingue, la ricerca accademica e la voce per Reinhard – e, così, comprendere quanto essi vadano preservati, curati e non sprecati a causa di eccessivi timori ed ansie personali: solamente in questo modo, la versione futura di noi stessi potrà essere realmente soddisfatta, appagata e priva di rimpianti perché, come ci ha confidato la Dott.ssa Reinhard: “Non so se, da anziana, avrò raggiunto i miei obiettivi ma sono certa che potrò dire di averci provato!”