Automazione, AI e machine learning: tre parole a cui, al giorno d’oggi, tendiamo ancora a dare un connotato quasi avveniristico. Ed è forse quel sapore vagamente fantascientifico a trarci in inganno: forse perché il mondo della robotica e dell’intelligenza artificiale sono in grado di affascinarci, inducendoci ad associare questi due settori di ricerca ad un immaginario che, almeno ad oggi, ha ben poco a che fare con le effettive applicazioni pratiche di queste tecnologie.
Il già citato “sapore fantascientifico”, ad ogni modo, è un riferimento tutt’altro che casuale: il mondo dell’Agri-Food rappresenta infatti un settore importantissimo per quanto concerne lo sviluppo e l’implementazione di nuovi paradigmi di human-robot collaboration, data-training applicato all’intelligenza artificiale e molte altre applicazioni.
È JorandGallou, dottorando francese ospite presso il Collegio dei Cavalieri del Lavoro, a ricordarcelo questa sera, con una presentazione che sin dal titolo lascia ben intendere il nocciolo della questione: “Robotics and Precision Agriculture”.
PhD-student presso l’Università degli Studi Roma Tre e ospite del Collegio, Jorand è attualmente impegnato in “CANOPIES”, un progetto finanziato dalla Commissione Europea e rientrante nel più vasto programma di finanziamento “Horizon 2020”, attraverso cui l’Unione Europea promuove e sostiene una vasta gamma di programmi di ricerca.
Nella fattispecie, “CANOPIES” aspira ad innovare il settore dell’agricoltura di precisione, ricorrendo a nuovi sistemi di human-robot e multi-robot collaboration per la raccolta e la potatura nei vigneti di uva da tavola: un banco di prova sicuramente stimolante e impegnativo, tenendo conto dei livelli di precisione richiesti ai robot nelle applicazioni. Si pensi, in primo luogo, alla necessità di non danneggiare il prodotto che entrerà poi sul mercato o al lavoro che richiedere al livello computazionale il riconoscere un acino d’uva.
E in effetti quello dell’ottimizzazione dei processi agricoli e dell’incremento della produttività è sempre stato uno degli obiettivi primari di una civiltà che, dagli inizi del ‘900, è più che quadruplicata sul piano demografico. Una civiltà che ad oggi, oltre al problema dell’auto-sostentamento dal punto di vista alimentare, deve fronteggiare un ventaglio di nuove problematiche insorgenti a molte delle quali i robot agricoli possono garantire una valida soluzione: dal carattere fortemente alienante di alcune operazioni meccaniche e ripetitive che sono proprie del lavoro agricolo, all’esposizione duratura da parte dei lavoratori agricoli a pesticidi e sostanze nocive, sino all’inquinamento del suolo e delle falde acquifere soggiacenti ai campi, dovute a pesticidi che percolano nel terreno.
Il punto di vista del relatore a tal proposito è ben chiaro: i robot agricoli potranno essere utilizzati proprio al fine di coadiuvare l’uomo in tutte quelle attività in cui l’operato umano presenta criticità di natura più disparata.
“Preferisco immaginarmi un essere umano che usi la sua intelligenza per applicazioni molto più stimolanti, piuttosto che dedito a svolgere un lavoro ripetitivo e meccanico”, chiosa Gallou in risposta all’ormai usuale, quanto lecita, domanda: “I robot sottrarranno lavoro all’uomo?”.
Dopo una rapida infarinatura circa le tipologie di robot più utilizzati in campo agricolo e commerciale e delle tecnologie implementate su questi devices (quali sensori IMU e LIDAR, sistemi di tracking attraverso GPS e camere RGB-D per la scansione dell’ambiente circostante),Gallou introduce le sfide che attualmente interessano il campo di cui attualmente si occupa in prima persona: il comparto inerente all’interazione uomo-macchina, denominato “Emotions, language and behaviour”, all’interno del quale attraverso una camera RGB-D si istruisce il robot a riconoscere un data-set elementare di 5 azioni modello, al fine di ottimizzare l’interazione e la collaborazione tra uomo e macchina.
Spazio infine a problemi di natura, per così dire, più “filosofica”: il relatore glossa infatti i problemi di natura etica connessi all’operato di un robot, in primis quello inerente all’attribuzione di responsabilità per un errore della macchina. Di particolare interesse, tuttavia, è la postilla riguardo alla necessità di sviluppare sistemi semplici da utilizzare per i fruitori, senza la necessità di ricorrere a personale formato appositamente: un’esigenza, quella di “semplicità”, che spesso ci dimentichiamo di associare ai progetti futuristici su cui fantastichiamo.
L’intervento di Gallou si chiude, tra le ultime battute, con una risata finale: alla domanda: “Dal punto di vista economico, si potranno implementare fin da subito tali tecnologie?”, la risposta è un secco quanto divertito: “No”.
Un “no” che esplicita chiaramente quanto ci sia ancora da lavorare in questo settore, ma che lascia trasparire uno spiraglio di fiducia: la fiducia di vedere un giorno un’agricoltura rivoluzionata e molto più tecnologica.