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Vanity Fair racconta la storia di Mursal Noori, allieva del Collegio

17.03.2023

C’è un’unica foto nel cellulare di Mursal Noori che racconta il momento più importante della sua vita: lei guarda fuori dal finestrino dell’aereo che è appena decollato per Roma, indossa una mascherina, l’espressione del suo viso è nascosta, «ma mi ricordo che provavo qualcosa che non pensavo potesse esistere, un sentimento fatto di gioia e dolore insieme». Il sogno di Mursal Noori ha sempre avuto confini nettissimi e un nome preciso: diventare ministro della Sanità. Per realizzarlo ha preso due lauree (in contemporanea) all’Università di Kabul: una in Medicina e una in Politiche pubbliche e amministrazione.

«Sono stata anche consulente del Parlamento, ho ricevuto minacce, ma non mi sono ritirata. Il ritorno dei Talebani ha spento ogni possibilità e così la mia già programmata partenza per l’Italia – avevo una lettera di ammissione per l’anno accademico successivo – è diventata una fuga». Mursal è arrivata il 21 dicembre 2021, a metà dei corsi. «Mi sono iscritta alla magistrale di Scienze dello sviluppo e della cooperazione internazionale, ero preoccupata perché il primo semestre era finito, dovevo ricominciare una nuova vita qui, tenere a bada la nostalgia e la tristezza. E invece lo studio, la cosa che amo e che ho fatto per tutta la vita, mi ha aiutata ad andare avanti; a giugno avevo dato tutti gli esami ed ero in pari». Vive in un Collegio di Merito grazie a una borsa alloggio dei Cavalieri del Lavoro, dopo la magistrale vorrebbe riprendere i suoi studi in Medicina (che qui non sono riconosciuti), provare a diventare dermatologa. «E poi, quando i Talebani non ci saranno più, tornare in Afghanistan». Quell’antico sogno di fare il ministro e di vivere in un Paese libero non è mai tramontato.

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