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La ragionevolezza del diritto: uno sguardo all’interno della Corte costituzionale

19.06.2023

di Francesco Lotito

Credo che per un cittadino, specialmente se giovane e impegnato da un lato in un’ intensa formazione professionale e dall’altro in una profonda maturazione personale, non esista esperienza più significativa che l’esempio diretto ed immediato del lavoro svolto dalle istituzioni – e soprattutto dagli uomini che le compongono – del nostro Paese. Una prova concreta e tangibile del loro impegno che incoraggia noi giovani a porci con rinnovata fiducia nei confronti del futuro, sicuri che il nostro compito nella società del domani sarà indubbiamente oneroso ma per nulla insostenibile, proprio in virtù della strada già tracciata da queste figure devote alla Repubblica. Queste e altre riflessioni sono scaturite in seguito alla mattinata trascorsa, il 6/06/2023, da una rappresentanza degli allievi del Collegio “Lamaro Pozzani” al Palazzo della Consulta in Piazza del Quirinale a Roma, sede della Corte costituzionale della Repubblica Italiana.

Durante la prima parte della mattinata, gli allievi hanno assistito ad un’udienza pubblica della Corte costituzionale e hanno avuto la rara opportunità di ascoltare in prima persona l’arguzia dei ragionamenti dei giudici della Consulta e degli avvocati delle parti chiamati ad esporre davanti alla Corte stessa le posizioni dei loro assistiti. Un elevato tasso di competenze giuridiche e di terminologia squisitamente tecnica, specialmente in campo amministrativo, si è accompagnato a un’ impeccabile conseguenzialità logica nella trattazione dei casi e dei relativi punti di snodo, confermando l’alto livello di preparazione e di professionalità attribuibile a ogni giudice della Corte.

Un altro aspetto che merita di essere commentato è la cornice che adorna il meraviglioso quadro della nostra giustizia costituzionale. Mi riferisco in particolare agli ambienti in cui lavora la Corte – specialmente la Sala nella quale abbiamo assistito all’udienza pubblica – ma soprattutto alla ritualità di abiti e gestualità rientranti in un’ inviolabile sacralità istituzionale, giustamente ritenuti parte integrante della vita della Corte in quanto chiari segnali della rigorosità e della saldezza dell’istituzione stessa.

Al termine dell’udienza, il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick ha tenuto un intervento sul ruolo della Consulta e sulla sua funzione giuridica e sociale, soffermandosi anche su alcuni concetti desumibili dai principi fondamentali della nostra Costituzione: la democrazia, fiamma di speranza accesa dai padri costituenti che avremo il compito di mantenere viva, l’eguaglianza, ossia la sapienza nel “non trattare casi uguali in modo diverso o casi diversi in modo uguale”, e la libertà, pilastro portante della Repubblica.

Il professore, nonché già Ministro di Grazia e Giustizia nel governo Prodi I, ha poi portato alla nostra attenzione un aspetto che, per quanto possa sembrare casuale, ha una sua forte valenza simbolica: la collocazione spaziale del Palazzo della Consulta nella città di Roma. Questo è infatti adiacente al Palazzo del Quirinale, sede del Presidente della Repubblica Italiana, ossia la figura con cui condivide il ruolo di controllo e di garanzia del rispetto e dell’osservanza della Costituzione, mentre sorveglia a debita distanza gli altri palazzi delle istituzioni della Repubblica, ribadendo anche al livello meramente spaziale la lontananza tra la Corte e i centri del potere esclusivamente politico e di conseguenza la sua neutralità e indipendenza rispetto ad essi.

La mattinata è stata quindi una ricca fonte di spunti di riflessione e di stimoli ad approfondire i sofisticati meccanismi della giustizia costituzionale, ispirando gli allievi del Collegio con l’esempio di esponenti delle istituzioni credibili e impegnati nel contribuire alla difesa e alla sempre maggiore chiarificazione dei nostri principi costituzionali. Credo che la giustizia costituzionale italiana sia una delicatissima opera lavorata in decenni di democrazia da grandi artigiani del diritto che bisogna maneggiare e preservare con tantissima cura e dedizione, tendendo sempre alla Verità ma, in fondo, non riuscendo mai a raggiungerla. Una giustizia perennemente perfettibile e mai perfetta, che ha portato il presidente emerito Flick a concludere il suo intervento affermando: “Ho iniziato la mia carriera ricercando la certezza del diritto, ma alla fine mi sono reso conto che il suo fulcro essenziale risiede nella ragionevolezza del dubbio”.