Studiare e comprendere il passato per progettare un futuro consapevole e etico, affrancato dagli errori già commessi, non è anacronismo, non è trascurare il presente, bensì un barlume di speranza per una società dilaniata da conflitti etico-sociali e bellici, per un’Europa quantomai lacerata e marginalizzata: è stato questo il tema fondamentale dell’incontro tenutosi presso il Collegio “Lamaro Pozzani” lo scorso 13 novembre con l’ex Ministro di Grazia e Giustizia e Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick. Il giurista ha presentato il suo nuovo libro Un patto per il futuro, nel quale auspica un cambiamento di rotta per l’avvenire, dimensione temporale che, seppur trincerata dietro una fitta nebbia, agonizza davanti all’inacerbarsi dei conflitti.
Nume tutelare dell’incontro è stata la Costituzione, sempre presente sulla cattedra: “io non so se sia bellissima, ma per settantacinque anni ci ha permesso di vivere nella libertà” ha esordito il Presidente, elogiando il documento. La nostra Carta costituzionale, infatti, è troppo spesso vituperata e bollata come inattuale, sebbene in essa siano già indicati i fondamenti sui quali edificare un futuro più sostenibile. L’ex Ministro ha espresso la sua preoccupazione per i tentativi di modificarla: l’attuale governo, infatti, sta attuando una politica molto audace, tentando di modificare alcuni suoi capisaldi. Le proposte, in particolare, vertono sulla riforma del premierato (che priverebbe il Presidente della Repubblica di molti dei suoi poteri effettivi e permetterebbe l’insediamento di “premier rafforzati” eletti direttamente dal popolo), sull’autonomia differenziata e sulla riforma della giustizia. Il Presidente emerito ha rammentato agli astanti come la Costituzione debba garantire l’eguaglianza sociale tutelando al contempo la diversità di ogni individuo, ricchezza umana inestimabile, e ha confessato di essere preoccupato dal silenzio delle commissioni e della Banca d’Italia, istituzioni che avrebbero dovuto esprimere un parere in merito a queste riforme.
Giovanni Maria Flick ha poi spostato la sua attenzione sull’Europa: l’Unione, come hanno evidenziato nei loro rapporti l’ex Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e il deputato Enrico Letta, sta attraversando degli anni oltremodo delicati. Le crisi belliche l’hanno posta di fronte a nuove sfide geopolitiche, come, del resto, le recentissime elezioni americane, che hanno determinato il ritorno alla presidenza di Donald Trump, il quale ha promesso protezionismo, apertura verso l’Oriente e dazi per l’Occidente. Il vecchio continente, se vuole continuare a ricoprire un ruolo di primo piano negli equilibri globali, deve farsi promotore di pace e di cultura, superando i miopi sovranismi e avviando, in sinergia tra i diversi Paesi, una cosciente transizione ecologica e tecnologica. L’Europa deve proporre la cultura della pace, ristrutturando i ponti che la legano al passato, un passato che, seppur spesso doloroso, è ineludibile.
In seguito, gli studenti del Collegio hanno posto delle domande al giurista, il quale ha risposto sempre puntualmente. Hanno segnatamente suscitato interesse gli interventi in merito al vocabolo “razza”, che campeggia sulla nostra Costituzione come “una lapide, affinché non si creino confusione, dubbi o alibi e ci rammenti sempre gli errori del passato”, e alla libertà di voto, che si concretizza anche nell’astensione.
Il Presidente emerito Flick ha concluso l’incontro citando il lungometraggio cinematografico Doomsday Machine di Lee Sholem, regista visionario che ha predetto con i suoi film i pericoli della società contemporanea, divisa tra cancel culture e intelligenza artificiale.