“Parlare di sostenibilità digitale significa porre al centro dell’attenzione e della riflessione non la capacità tecnica, bensì la persona”: è senz’altro questo rapporto uomo-tecnologia il nucleo della riflessione germogliata nell’appuntamento di lunedì 18 novembre con Sebastiano Maffettone, filosofo e direttore dell’Osservatorio Ethos e volto noto per i collegiali in quanto coordinatore del Comitato Scientifico del “Lamaro Pozzani”. Questo è anche il tema centrale del libro Noi e la macchina, scritto a quattro mani, grazie a una collaborazione tra Maffettone e Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, teologo e docente alla Pontificia Università Gregoriana, esperto di etica delle tecnologie e intelligenza artificiale.
L’incontro si è aperto con un’introduzione sulle implicazioni ontologiche e sociali dell’avanzamento tecnologico, indagate all’interno del testo, e con l’invito a considerare come progresso l’innovazione tecnica non a prescindere, ma condizionatamente alla capacità di apportare miglioramenti sociali ed economici. Non bisognerebbe, secondo il professore, realizzare tutto ciò che è possibile solo perché si hanno gli strumenti, bensì sviluppare un’etica della tecnologia, così come si è fatto, ad esempio, in ambito genetico. Nell’approcciarsi alla materia trattata, capisaldi quali l’etica aristotelica e kantiana sono ancora punti di partenza imprescindibili per la lettura del presente, per cui sarebbe da smentire la netta separazione tra innovazione e tradizione, ma non bastano; è dunque emersa l’esigenza di un approccio interdisciplinare, risultato in una proficua collaborazione con Benanti.
Dopo l’introduzione, gli allievi Simone Cerino, Davide Reale e Vittoria Maria Celeste Resta, incaricati di moderare la discussione, hanno proposto di procedere ponendo le stesse domande prima al professor Maffettone e poi a ChatGPT, noto software in grado di fornire risposte immediate utilizzando intelligenza artificiale e apprendimento automatico; nel resto dell’incontro è stato dunque curioso riscontrare punti di contatto tra i responsi forniti dal nostro ospite e quelli forniti dalla fonte artificiale. Ampio spazio è stato dato, nel corso della serata, alle implicazioni del progresso tecnologico declinate nei vari campi specialistici, riproponendo per sommi capi la suddivisione in sezioni del libro.
In un primo momento è stato affrontato il problema dell’informazione nell’era digitale e delle conseguenti ripercussioni politiche. La gestione del flusso di notizie è ormai concentrata nelle mani di poche grandi compagnie capaci di attirare utenti e generare le cosiddette echo chambers, utilizzate spesso anche per la propaganda politica: è un esempio l’acquisto di Twitter (oggi X) da parte del magnate americano Elon Musk, il cui contributo è stato, secondo alcuni, decisivo per la vittoria di Donald Trump, o lo scandalo di Cambridge Analytica del 2018. Fact-checking e cybersecurity sono fondamentali per garantire un’informazione di qualità, plurale e libera da ingerenze, in un web in cui, pericolosamente, chi è fruitore è quasi sempre anche autore.
Spinosa anche la questione della trasparenza dell’intelligenza artificiale e delle sue implicazioni giuridiche, per cui sarebbe opportuno valutare l’importanza di conoscere i processi decisionali delle macchine. Per le macchine che svolgono funzioni comuni, è tollerabile che queste risultino come delle “scatole nere” i cui meccanismi ci sono ignoti, mentre per decisioni più importanti ci preme comprendere il processo decisionale. Quanto alle macchine incaricate di prendere scelte importanti, come nel caso del missile STM Kargu-2, adoperato dall’esercito turco in Siria, in che misura la responsabilità è ascrivibile alla macchina in sé, al costruttore o ancora a chi la adopera?
Davanti a queste e altre questioni, quali le prospettive economiche e occupazionali che offre la digitalizzazione, l’incontro si è chiuso con l’invito da parte del professore a formare noi stessi un gruppo di ricerca sull’intelligenza artificiale, nella convinzione che questioni tanto complesse prendano una nuova luce se affrontate in maniera interdisciplinare, come è agevole fare nel contesto eterogeneo degli allievi del Lamaro Pozzani.