di Daniele Maria Falciglia
La legge 26 giugno 2024, n. 86, recante disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione ha suscitato, fin dalla sua formulazione, un acceso dibattito, sfociato in provvedimenti della Corte Costituzionale e in un referendum abrogativo firmato da quasi un milione e mezzo di cittadini ma fallito: è stato questo il tema dell’incontro tenutosi presso il Collegio “Lamaro Pozzani” lo scorso 24 febbraio con l’ex Ministro di Grazia e Giustizia e Presidente emerito della Corte Costituzionale, nonché presidente del comitato promotore del Referendum abrogativo, Giovanni Maria Flick. Il giurista ha mostrato come la nuova legge sia del tutto incostituzionale, commentando la sentenza della Corte Costituzionale, il testo della legge e gli sviluppi della vicenda.
Flick ha esordito contestualizzando l’attuale legge; ripercorrendo i “tre risorgimenti” della storia dell’Italia unita, ha constatato amaramente come il nostro Paese sia ormai giunto al declinare dell’ultimo: le tensioni internazionali seguite al “cambio di rotta” verso il Pacifico del neo-presidente americano Donald Trump rischiano di far tramontare definitivamente il sogno europeo e di rendere il vecchio continente totalmente ininfluente su scala globale. Dopo, infatti, il primo glorioso Risorgimento, il celebre del 1861, che portò all’unificazione della nostra Nazione, basato sugli ideali di cultura, nazione, unità, tradizione e lingua, il periodo buio del fascismo fu l’intertesto della ribellione partigiana, che, ingenerando, diversamente da altri Paesi, una vera e propria guerra “civile”, contro i nazisti da una parte e i fascisti dall’altra, condusse a una nuova unità nazionale, fondata sui principi elitari già protagonisti del primo Risorgimento “potenziati” dai principi “popolari” di libertà, uguaglianza, solidarietà, laicità e ripudio della guerra, sintetizzati e somatizzati dalle parole della nostra Costituzione e dalla scelta della Repubblica. Il terzo Risorgimento, di cui siamo al tramonto, secondo il giurista, è stato il frutto della scelta di rinunciare ad alcuni aspetti di sovranità per entrare in una realtà condivisa, l’Unione Europea.
La storia della nostra Italia, ha continuato Flick, mostra come essa sia fondata e intimamente connessa ai concetti di armonia, uguaglianza ed equilibrio, che verrebbero irrimediabilmente minati dalla legge sull’autonomia differenziata, che creerebbe venti piccoli staterelli in conflitto tra loro e non garantirebbe l’uguaglianza tra i cittadini. L’attuale governo, come a voler ripercorrere con segno negativo “Lo spirito delle leggi” di Montesquieu, sta cercando di attuare tre riforme che cambierebbero totalmente la fisionomia della nostra Costituzione: la riforma del premierato, la divisione delle carriere e l’autonomia differenziata.
Andando avanti nell’esposizione, il giurista ha ripercorso l’iter giudiziario che ha condotto all’attuale conformazione dell’ordinamento delle regioni, soffermandosi segnatamente sulla riforma del 2001, fino a giungere alla sentenza della Corte Costituzionale, che ha letto e commentato. L’autonomia differenziata è inattuabile in quanto presenta delle difficoltà insormontabili: ignora i comuni e il loro rapporto con le regioni, mina l’unità nazionale, crea una competizione infeconda e non basata sulla solidarietà, richiede costi insostenibili, rende lo Stato un mero ratificatore e contraddice quanto sancito dagli articoli 114, 116 e 118 della Costituzione.
Al termine dell’intervento, gli studenti sono intervenuti con domande e commenti puntuali nei confronti del ricco e stimolante intervento di Flick. La possibilità di un ritorno a un maggiore accentramento statale, le funzioni che il governo potrebbe cedere alle regioni e la competenza concorrenziale sono stati i temi dibattuti.