Il 19 febbraio il Collegio ha ospitato una tavola rotonda sull’Iraq, che ha presentato agli studenti una serie di testimonianze sulla situazione attuale e sulle prospettive di una reale, duratura pacificazione del paese.
L’incontro è stato organizzato da Daniela D’Andrea, assistente capo ufficio per l’Islam del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. La dottoressa D’Andrea ha introdotto i lavori raccontando il suo recente viaggio in Iraq in compagnia del marito, il dottor Louay Shabani, addetto culturale presso l’ambasciata iraqena. Ha esposto le contraddizioni di una “democrazia di caos, dove c’è tutto e c’è niente, dove si sente a pelle la tristezza e l’amarezza che c’è nelle persone”, dove si avvicendano autostrade nuove e scorrevoli a strade dissestate e inagibili.
Una riflessione che è stata ulteriormente sviluppata dal dottor Shabani, che ha evidenziato il bisogno della popolazione locale di essere educata alla libertà, perché – dice – “il problema iracheno è un problema matematico: ciò che regna è la divisione, tra musulmani e cristiani, tra sciiti e sanniti, una divisione che per essere risolta va capita, non giustificata”.
Ha preso quindi la parola Don Danna Aiman, sacerdote siro-antiocheno della diocesi di Mousul, che ha tracciato la storia del Cristianesimo in Iraq, dal I sec. d.C. ad oggi. Sulle vicende e le tradizioni dell’etnia curda si è poi soffermata la professoressa Mirella Galletti, docente del mondo islamico e kurdo all’Orientale di Napoli e all’Università di Caserta.
L’incontro si è concluso con l’intervento del dottor Saadie Kalaf Kadhim, sciita originario di Baghdad, che ha completato il quadro dei diversi aspetti di un paese bellissimo e devastato, complesso come pochi altri, un vero e proprio “patchwork di etnie e religioni” diventato purtroppo una cartina di tornasole delle contraddizioni del nostro tempo.