Nell’epoca in cui viviamo, la religione non è affatto estranea al dibattito politico e accademico ma anzi, contrariamente a quanto si è a lungo creduto, essa ha ancora un ruolo centrale nelle dinamiche etico-sociali e nelle conseguenti decisioni in materia normativa. In particolare, quando due o più religioni si ritrovano a coesistere in uno stesso contesto, si giunge spesso a scambi, interazioni pacifiche o, troppo spesso, conflitti. Una questione di tale delicatezza necessita di una trattazione esperta e tecnica, ma anche attenta alla realtà sociale, quale è quella della professoressa Valentina Gentile nel libro Libertà con le religioni. Tolleranza democratica, civiltà ed uguaglianza liberale. L’occasione è stata la prima presentazione pubblica del suo nuovo libro, tenutasi il 27 novembre presso il Collegio “Lamaro Pozzani”, all’interno del ciclo di incontri “Libri in dialogo”.
In apertura dell’incontro, Gentile, oggi docente presso l’Università LUISS Guido Carli, si è soffermata su una sua particolare esperienza biografica e accademica che l’ha indotta a continuare la sua produzione in materia. Alla sua specializzazione nella filosofia politica normativa, in particolare nel liberalismo politico egualitario, si aggiunge infatti la Cusanus Chair, ricoperta tra il 2016 e il 2019 all’Università di Anversa, col titolo “Interreligious dialogue and the Ethics of Peace”. In questo frangente accademico, non solo ha potuto approfondire e sviscerare le tematiche al centro del libro, ma ha anche vissuto con notevole vicinanza l’attentato all’aeroporto di Bruxelles del 2016. Ha ricordato quanto si respirasse forte la tensione in quegli anni, sottolineando la maggiore drammaticità dei contesti belga e francese in seguito a fatti tanto cruenti. La violenza del terrorismo islamico entrò difatti ex abrupto nelle società dal welfare molto sviluppato dell’Europa nord-occidentale, tanto che città come Anversa, nelle quali fino a poco tempo prima si dibatteva su una possibile abolizione delle armi, si ritrovarono militarizzate.
La relatrice ha poi citato conflitti meno drammatici ma altrettanto significativi, che negli ultimi anni hanno assunto notevole rilevanza mediatica. Tra questi la vicenda giudiziaria dell’americano Jack Phillips, che si rifiutò di vendere una torta a una coppia omosessuale in procinto di sposarsi: il suo comportamento fu inizialmente definito discriminatorio da parte della Colorado Civil Rights Commission, ma che fu poi assolto dalla Corte Suprema Federale, in considerazione della libertà di religione garantita dal I emendamento. O ancora, casi della realtà italiana, come quello del consiglio d’istituto della scuola “Iqbal Masih” di Pioltello, che lo scorso maggio ha stabilito la sospensione delle attività didattiche l’ultimo giorno del Ramadan per permettere agli studenti di fede islamica (circa il 40%) di festeggiare. Questo e diversi altri casi hanno infiammato il dibattito, mettendo in luce le differenze e la frammentazione politica, ideologica e religiosa delle liberal-democrazie occidentali.
Dando poi una lettura più tecnica, la professoressa Gentile ha proceduto individuando i principali fenomeni che muovono il rapporto tra l’autorità politica e le religioni: il fallimento della teoria “della secolarizzazione”, per la quale, come teorizzato dai più importanti filosofi dei secoli XIX e XX, la modernità avrebbe portato alla cancellazione delle religioni; le grandi disomogeneità religiose generate dalle migrazioni globali; le nuove forme di radicalismo religioso; e il processo di democratizzazione dei Paesi dell’ex blocco sovietico e del Terzo Mondo.
A questa complessa situazione può porre rimedio, secondo il filone del “separatismo egualitario”, la teoria di Rawls: una realtà senza religioni di Stato, anche in senso lato, in cui vige l’overlapping consensus, un forte consenso costituzionale, la comprensione della “ragione pubblica”. Secondo una posizione diversa, quella del “pluralismo inclusivo”, la libertà non consiste in una libertà “dalla” religione ma in una libertà “della” religione, o meglio di più religioni libere, eguali e diverse. Secondo l’autrice del libro, la proposta più adeguata è l’ “inclusivismo politico”, una via intermedia fra i due approcci appena elencati. L’inclusivismo politico non si allontana dalle religioni ma anzi, al posto di gettare i principi religiosi “come benzina sul fuoco” li impiega per spegnere l’incendio sociale che dilaga.
La professoressa Gentile ha infine riassunto la sua tesi con l’espressione “la religione è riconciliazione”, auspicando per il futuro che il convivere e il coesistere di più religioni porti non solo alla riconciliazione fra le stesse ma anche alla riconciliazione della sfera pubblica e politico-sociale con quella personale dell’individuo, in cui risiedono le sue convinzioni etiche: cosicché ogni cittadino, anche facendosi portavoce ciascuno della propria fede, possa contribuire al continuo sviluppo della democrazia liberale.