"Le imprese italiane impiegano oggi lo stesso numero di dipendenti che negli anni del boom, gli anni Sessanta. Ma non in Italia". Il professor Roberto Pessi, ordinario di Diritto del Lavoro e preside della Facoltà di Giurisprudenza della LUISS "Guido Carli", ospite del Collegio universitario "Lamaro Pozzani" il 22 aprile scorso, non ha usato mezzi termini nell’illustrare la prospettiva transnazionale del mercato del lavoro e le sfide ad essa connesse.
Mobilità e decentramento produttivo camminano inevitabilmente insieme. "Il diritto del lavoro – ha spiegato Pessi – nasce focalizzato sull’operaio e su un mercato protetto che permetteva di dialogare solo con l’impresa nazionale, salvo vedere poi crollare le barriere nazionali ed assistere agli effetti della globalizzazione. Ciò comporta che non si può più sognare, come una volta, di esser stabili, o pensare di collocare la propria vita nella dimensione nazionale. L’attività lavorativa, anche se basata sul territorio nazionale, non può mantenersi slegata da un serrato dialogo con il sistema globale".
Un momento dell’incontro è stato dedicato anche alla legge sull’arbitrato in tema di lavoro, rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica per dubbi di legittimità costituzionale. "L’arbitrato – ha detto Pessi – può essere lo strumento del futuro; ne era convinto già Gino Giugni, grande giuslavorista e padre dello Statuto dei Lavoratori del 1970". L’arbitrato può rappresentare la soluzione agli ingorghi dei palazzi di giustizia (il 32% delle cause riguarda le ferie dei collaboratori domestici e il 43% le ore di straordinario dei camerieri): "Un arbitro che concluda tutto in un’ora, operando una conciliazione tra le parti, è auspicabile; starà poi all’autonomia collettiva decidere quando rivolgersi a lui”.