Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha inaugurato il 18 novembre il nuovo anno accademico del Collegio Universitario “Lamaro Pozzani”. Hanno partecipato alla cerimonia, insieme al Presidente della Federazione Antonio D’Amato e al Presidente della Commissione per le attività di formazione Linda Orsola Gilli, numerosi Cavalieri del Lavoro. Il Presidente D’Amato ha sottolineato nel suo intervento la necessità di mettere a frutto ogni risorsa disponibile per affrontare i profondi cambiamenti strutturali che caratterizzano il panorama economico internazionale. Per rendere nuovamente il paese forte e competitivo occorre eliminare le molte ingessature che bloccano l’Italia ed è proprio in questa prospettiva che i Cavalieri del Lavoro possono e devono giocare un ruolo importante, a partire dal contributo alla formazione di una classe dirigente davvero attrezzata per le sfide impegnative del presente e del futuro. Il Presidente Gilli ha richiamato il valore della responsabilità individuale come valore fondamentale da porre alla base di ogni progetto di vita. Ed è proprio da questo punto di vista che il Collegio offre, dal 1971, un esempio importante di uno “stile” acquisito in tante occasioni di formazione e di incontro e che ha consentito alla gran parte dei laureati di distinguersi nei più svariati percorsi professionali, mettendo le proprie conoscenze e capacità al servizio del benessere collettivo.
Nella sua prolusione, il Presidente Squinzi si è soffermato in particolare sul rapporto sempre più stretto tra ricerca, innovazione e produzione. L’Europa non può continuare a fare affidamento solo sui propri schemi e sulla propria grande storia industriale e ciò vale a maggior ragione per il nostro paese. Occorrono nuove iniziative per il cambiamento, perché nuove saranno molte delle grandi sfide dei prossimi decenni: «Si chiameranno invecchiamento, cambiamento climatico, scarsità delle risorse naturali, sicurezza, alimentazione e urbanizzazione, migrazione». L’industria italiana, che resta la seconda manifattura d’Europa e una delle prime dieci del mondo, è oggi “malata”. I suoi mali «sono antichi e si sono via via aggravati nell’allargarsi della competizione globale: un modello di specializzazione tradizionale, una produttività cresciuta troppo poco, scarso livello di digitalizzazione, scarsa integrazione con i servizi, livelli di conoscenza della manodopera insufficienti». Sui mercati si compete prima di tutto con il sapere e la conoscenza. Ecco perché i giovani «devono essere un’iniezione di fiducia e ottimismo».
A conclusione della cerimonia, come ogni anno, il benvenuto alle 16 nuove matricole.