Il tema dell’incontro è stato l’interrelazione tra scienza, etica e fede nel campo della bioetica, "scienza della sopravvivenza", necessaria per garantire un futuro all’umanità e al pianeta. L’intervento di don Renzo ha preso le mosse dalla nascita negli anni ’70 della bioetica, che è connessa a due fattori. Da un lato, l’imponente progresso che ha caratterizzato quegli anni ha costretto l’uomo a confrontarsi con l’esigenza di imparare a gestire le enormi potenzialità tecniche e scientifiche che si affacciavano all’orizzonte, di trovare dei criteri di riferimento. Dall’altro, in quel periodo si accendeva il dibattito dentro gli ospedali e le università, luoghi in cui la scienza si interroga sulle conseguenze appunto del suo potere. Il prof. Pegoraro propone un’etica capace di accompagnare il progresso, non di frenarlo o di rincorrerlo, che sia profetica, in grado, cioè, di tracciare il cammino e di illuminare i passi della scienza, quando questi siano incerti. È necessario, quindi, un bridge tra il mondo della scienza e il mondo umanistico: urge un dialogo aperto e pluridisciplinare in cui sono preziose e imprescindibili le diverse competenze e sensibilità, allo scopo di individuare risposte condivise e condivisibili nel campo della scienza, della tecnica, della medicina. Trattandosi di questioni del dibattito pubblico e sociale che esulano dal solo contributo degli addetti ai lavori, sottrarsi al confronto non è un’opzione considerabile.
Le domande degli studenti hanno poi consentito di approdondire il rapporto tra la bioetica e la bioetica cattolica in Italia, la teoria del gender e la ricerca dell’identità, il ruolo dell’individuo nella società e i valori fondanti di questa.Il tema dell’incontro è stato l’interrelazione tra scienza, etica e fede nel campo della bioetica, "scienza della sopravvivenza", necessaria per garantire un futuro all’umanità e al pianeta. L’intervento di don Renzo ha preso le mosse dalla nascita negli anni ’70 della bioetica, che è connessa a due fattori. Da un lato, l’imponente progresso che ha caratterizzato quegli anni ha costretto l’uomo a confrontarsi con l’esigenza di imparare a gestire le enormi potenzialità tecniche e scientifiche che si affacciavano all’orizzonte, di trovare dei criteri di riferimento. Dall’altro, in quel periodo si accendeva il dibattito dentro gli ospedali e le università, luoghi in cui la scienza si interroga sulle conseguenze appunto del suo potere. Il prof. Pegoraro propone un’etica capace di accompagnare il progresso, non di frenarlo o di rincorrerlo, che sia profetica, in grado, cioè, di tracciare il cammino e di illuminare i passi della scienza, quando questi siano incerti. È necessario, quindi, un bridge tra il mondo della scienza e il mondo umanistico: urge un dialogo aperto e pluridisciplinare in cui sono preziose e imprescindibili le diverse competenze e sensibilità, allo scopo di individuare risposte condivise e condivisibili nel campo della scienza, della tecnica, della medicina. Trattandosi di questioni del dibattito pubblico e sociale che esulano dal solo contributo degli addetti ai lavori, sottrarsi al confronto non è un’opzione considerabile.
Le domande degli studenti hanno poi consentito di approdondire il rapporto tra la bioetica e la bioetica cattolica in Italia, la teoria del gender e la ricerca dell’identità, il ruolo dell’individuo nella società e i valori fondanti di questa.