“Tra residenti ci si dà del tu”, esordisce così alla prima domanda postagli dall’uditorio Roberto Cercone, vice-direttore dell’Unità di Risoluzione e gestione delle crisi della Banca d’Italia, ma soprattutto, come ama lui stesso definirsi, laureato del Collegio dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani”. Ad accompagnarlo e ad introdurlo alla platea, il Cavaliere del Lavoro Ercole Pellicanò, che ha fortemente voluto quest’incontro sull’evoluzione dell’Unione bancaria in Europa e sui sistemi di controllo della BCE.
Per trattare l’argomento, il dottor Cercone parte dalla crisi del 2008, sottolineando le debolezze intrinseche del sistema – eccesso di liquidità, scarsa regolamentazione e cartolarizzazioni senza controllo. Ad entrare in crisi, tuttavia, non è solo il settore bancario-finanziario, ma è l’intera filosofia di mercato che lo sorregge, quella del “tocco leggero” e della massima libertà di competizione, senza aggiustamenti esterni. Solo in quel drammatico momento infatti emerge davvero il bisogno di una reazione seria e decisa da parte degli Stati, che, nell’ambito dell’Unione europea, ha significato dotarsi di strumenti comuni di salvataggio degli istituti di credito in difficoltà e mettere a punto altrettanti sistemi di controllo, per prevenire ulteriori catastrofi e favorire il mantenimento della stabilità.
Condividere il rischio implica condividere innanzitutto le regole e i controllori. Nasce così il Single Rulebook, codice unico europeo, l’EBA (European Banking Authority) e il ruolo chiave di vigilanza macroprudenziale della BCE nel SEBC, «con la forza di un adulto e l’esperienza di un bambino». Nascono così il Single Supervisory Mechanism (SSM), il Single Resolution Mechanism (SRM), strumenti essenziali della stabilità finanziaria della zona euro, ai quali si auspica di affiancare al più presto anche un sistema comune di assicurazione dei depositi, obiettivo che testimonierà che il progetto europeo è vivo ancora e continuerà a fare strada anche in futuro.