Quaranta collegiali “in missione” al Teatro dell’Opera di Roma per assistere all’Anteprima dell’opera lirica “Orfeo ed Euridice”. Una serata emozionate. Composta da Christoph Willibald Gluck, su libretto di Ranieri de’ Calzabigi e rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1762, l’opera è più viva che mai.
Nonostante siano passati molti secoli da quando la nota storia nacque nella fantasia di qualche saggio antico greco, il mito è ancora capace di suscitare in coloro che lo ascoltano emozioni forti di fronte all’amore incommensurabile che lega i due protagonisti. Dopo la prematura morte della moglie, infatti, Orfeo non ha timore di scendere nel tetro Ade per chiedere agli dei la possibilità di vedere ancora una volta i begli occhi di Euridice. I numi, colpiti da tanto affetto, decidono di permettere alla donna di tornare in vita, ma ad una condizione: Orfeo non dovrà guardarla finché non saranno arrivati sulla Terra e non potrà svelare alla consorte questo patto. Lei, allora, quando si rende conto di non ricevere attenzioni dall’amato, si convince di non essere più apprezzata e preferisce lasciarsi morire. Lui, disobbedendo all’ordine divino, si volta, ma la perde. Orfeo è disperato, e tenta il suicidio; giunge Amore, colpito da tanta fedeltà, e – al contrario del finale “classico” dell’opera – concede agli amanti un’ultima occasione per stare insieme.
Il lieto fine è accompagnato dall’alzarsi di molte luci sul palco, a differenza dell’atmosfera cupa che accompagna gli spettatori nel corso dei tre atti precedenti. La scenografia è semplice, e giocata su affascinanti effetti di luci ed ombre. Gli studenti hanno goduto di un’opera dalle musiche emozionanti e intriganti, che hanno reso l’ascolto assai piacevole. La rappresentazione è stata ulteriormente avvalorata dal teatro in cui si è svolta, suggestivo ed elegante, costruito dall’architetto Achille Sfondrini nella seconda metà del XIX secolo in stile neoclassico, che si erge maestoso in Piazza Beniamino Gigli.