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Dalla “scoperta” del Barolo alle vigne d’artista. Incontro con Bruno Ceretto

Incontri con i Cavalieri del Lavoro

16.01.2020

di Aurora Abbondanza

Passione per il proprio lavoro e amore per la propria terra. Possono questi concetti conciliarsi con un’attività imprenditoriale di successo?

Bruno Ceretto, presidente del consorzio Ceretto Aziende Vitivinicole Srl e Cavaliere del Lavoro da quasi vent’anni, non ha dubbi: sono state queste le imprescindibili linee guida della sua vita lavorativa (e non), che hanno trovato pieno riscontro nell’operato della sua azienda. Non si stanca di ripeterlo agli studenti del “Lamaro Pozzani”, incontrati in occasione della conferenza tenutasi lo scorso 13 gennaio nell’Aula Magna del Collegio. Un momento di incontro nel vero senso della parola: un confronto che, attraverso le parole autentiche e sentite del Cavaliere, riesce a trasmettere preziosi consigli, sempre attuali, al di là di ogni barriera generazionale.

L’avventura della Ceretto Vini inizia negli Anni Trenta, quando Riccardo Ceretto fonda la Casa Vinicola Ceretto nel comune di Alba (CN), la cui conduzione passa ai figli Bruno e Marcello agli inizi degli Anni Sessanta. La storia di questa azienda è fatta di sfide e scommesse, nel tentativo di valorizzare una zona come quella delle Langhe, le cui potenzialità in termini di produttività vinicola non avevano ancora trovato fino a quel momento una piena realizzazione.  È la Ceretto la prima che, pochi anni dopo, deciderà di investire nelle vigne del Barolo e del Barbarese, tutt’oggi considerate alcune delle più pregiate nel settore vinicolo e conosciute per i loro prodotti a livello internazionale.

Impegno per la rivalutazione del territorio dunque, unito ad una fondamentale scrupolosità nella qualità del prodotto, hanno fatto dell’azienda non solo un baluardo importante per l’eccellenza italiana, ma anche un riferimento nel panorama enogastronomico mondiale. Prendendo a modello i grandi produttori francesi, la Ceretto amplia i propri orizzonti, investendo nel settore dell’alta gastronomia: ad oggi il ristorante Piazza Duomo ad Alba, aperto nel 2003 e gestito dallo chef Enrico Crippa, conta tre stelle Michelin.

Ma la spinta innovativa della famiglia Ceretto non si è certo esaurita. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dall’obiettivo di espandersi e consolidarsi nell’ambito turistico: così le vigne si sono trasformate in veri e propri siti di interesse, che richiamano ogni anno migliaia di turisti. Numerosissime le istallazioni artistiche che hanno visto la partecipazione di architetti di fama mondiale, come la “Cappella del Barolo”, la “Casa dell’artista” e il “Cubo”, edificio che riprende lo stile della piramide del Louvre riadattandolo al meraviglioso contesto paesaggistico in cui è collocato.

Quali dunque i segreti di un successo così “poliedrico”? Gli elevatissimi standard di produzione a cui da sempre la Ceretto Vini si attiene. “Il mercato non può essere conquistato che con la qualità, ma l’imprenditore deve essere curioso e sapersi reinventare”, queste le parole che il Cavaliere non si stanca di ribadire. E questa, in un momento di evoluzione del Made in Italy, chiamato a ritornare competitivo in ambito internazionale, senza però snaturare la propria identità, è sicuramente un’esortazione da tenere a mente.