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Sostenibilità, come evitare nuovi “diluvi”. Lectio di Giovanni Maria Flick

16.05.2022

di Simone Cerino

Che relazione c’è tra profitto e ambiente? In che modo la pandemia ha modificato questo rapporto? La Costituzione italiana è ancora attuale e capace di regolamentare questa relazione?

Queste e altre questioni sono state discusse e trattate da Giovanni Maria Flick all’interno del Collegio dei Cavalieri del Lavoro martedì 10 maggio, come nuovo appuntamento per il ciclo d’incontri serali aventi come tema l’ambiente.

Il giurista, che ha ricoperto in passato ruoli istituzionali notevoli – quali Ministro di Grazia e Giustizia del governo Prodi e Presidente della Corte costituzionale –, è una voce di spicco nel panorama politico e culturale italiano: nel 2021 ha pubblicato un saggio dal titolo “Persona ambiente profitto. Quale futuro?”, edito da Baldini e Castoldi, nel quale espone le proprie considerazioni proprio sul tema ambientale.

“Siamo sull’orlo del prossimo diluvio universale”. È con questa frase quasi profetica che l’ex ministro ha aperto l’incontro, sottolineando come tra la pandemia e la guerra gli equilibri mondiali siano completamente cambiati. Il covid, infatti, non solo ha creato dei nuovi problemi, ma ha contribuito ad enfatizzare moltissimi dei problemi con cui già convivevamo.

Venendo al fulcro del suo intervento, il giurista ha analizzato con attenzione il tema del rapporto tra mercato e ambiente. Il primo dovrebbe, secondo logica, essere strumento del secondo, ma purtroppo è necessario notare come, in realtà, si sia spesso considerato il profitto non un mezzo, ma un fine. L’ambiente è stato per lungo tempo al servizio del mercato: una logica da ribaltare per il bene comune.

Continuando a parlare dell’ambiente, si è parlato anche della sua tutela costituzionale e quindi in generale della Costituzione. Il relatore ha commentato la volontà di alcuni di modificarla con una frase semplice ed efficace: “Dicono che la Costituzione non sia più attuale, ma la verità è che lo è! Semplicemente, non è mai stata completamente attuata”.

A seguito di ciò, si è aperto un nutrito capitolo sui motivi e sul contesto nel quale la Costituzione è stata redatta, che ha funzionato – in unione ad una altrettanto dettagliata riflessione sui suoi principi fondamentali – come argomentazione a supporto della sentenza sopra citata.

Infine, a conclusione del suo intervento, il relatore ha voluto porre l’accento sull’importanza del diritto-dovere alla memoria sancito dall’Articolo 9. Nel clima di guerra e di presentismo imperante, infatti, ciò che si dovrebbe fare è guardare avanti e indietro, uscendo da una prospettiva miope e a breve termine che ha sempre causato immani danni: guardare indietro per vedere gli effetti delle guerre e cercare le cause dei nostri errori in ogni ambito (in particolare in ambito ambientale) e guardare avanti per guardare alle generazioni future – per guardare a noi – affinché ereditino un mondo vivibile e, per quanto possibile, migliore. Ma migliore non vuol dire necessariamente avanzato tecnologicamente al massimo grado, costituito da smart city e da “città dei quindici minuti”. 

Un mondo migliore vuol dire un mondo in cui si respirino i sani valori della Costituzione. Evitando, se possibile, l’avvenire di ulteriori diluvi.