Il giorno 7 Novembre 2022, nell’ambito del Ciclo di incontri su “Immigrazione, diritto di asilo e accoglienza nel mondo contemporaneo”, abbiamo avuto il piacere di ospitare in collegio Christopher Hein, professore all’Università Luiss Guido Carli e già Direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati di Roma.
Partendo dal concetto di rifugiato, il professore ha da subito distinto l’argomento su due piani, un “micro-livello”, che si occupa della persona e della famiglia del rifugiato, e un “macro-livello”, che riguarda motivazioni e migrazioni su larga scala. La caratteristica che accomuna i rifugiati di tutto il mondo è la violazione dei diritti fondamentali che questi hanno subito o rischiato di subire nella loro terra. Secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, si considera rifugiato chi “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, personalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino”. Coloro che scappano da una guerra non sono quindi considerabili rifugiati in base a questa definizione, ma dal 2004 è prevista dall’Unione Europea una protezione sussidiaria nei casi di rischio di torture o coinvolgimento in conflitti armati: ancora oggi infatti persistono circa quaranta guerre.
Il professore ha quindi spiegato come la protezione spesso non è garantita uniformemente a tutti i cittadini: da questo punto di vista, un rifugiato è una persona che “non può o non vuole […] avvalersi della protezione” del suo Paese. Subentra allora il concetto di protezione internazionale, che deve essere fornita da un altro Stato. Il primo passo per garantire la protezione è stata la Convenzione di Ginevra, ampliata poi con la protezione sussidiaria garantita dall’Unione Europea. Recentemente è stato creato il concetto di protezione umanitaria, già attiva in Italia, che si riferisce a circostanze come i danni del cambiamento climatico. Negli ultimi mesi, a seguito della guerra russo-ucraina, in molti hanno usufruito della protezione temporanea, che non richiede procedura d’asilo: un grande passo in avanti per abbreviare i tempi burocratici e fornire da subito le tutele necessarie.
Non sempre però queste protezioni vengono garantite: un esempio è quello dei migranti, nei giorni in cui si è tenuto l’incontro, bloccati a Catania per mancanza di visto d’ingresso, obbligatorio per chi ha la nazionalità degli Stati da cui essi provengono. La necessità del visto sta creando molte incongruenze nel processo per garantire l’asilo ai migranti. Ad oggi, infatti, sono presenti in Italia circa 180mila ucraini, un numero tre volte maggiore di chi richiede di entrare da altri Paesi, ma sebbene in base al non-refoulement questi migranti non vengano respinti, non sono neanche fatti entrare in Italia, andando contro la solidarietà richiesta dal Trattato di Lisbona.